Viva l’Italia
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L’Europa si è presentata cosi: primo gruppo con Fleetwood, Straka, Lowry, McIlroy. Poi Rahm, Hovland, Hatton e Aberg. Infine Fitzpatrick, Rose, MacIntyre e Hojgaard. Gli Usa si sono sistemati con questa formazione: Spieth, Cantlay, Schauffele e Thomas. Poi Morikawa, Harman, Fowler e Homa. Infine Scheffler, Koepka, Clark e Burns. E l’eccitazione è subito salita alle stelle. Schauffele ha confessato di essere esaltato. “È la mia prima volta in Italia, addirittura la prima volta in Europa. Non ho mai giocato oltreoceano: i tifosi sono fantastici, il primo tee shot è stato bellissimo. Il Marco Simone è diverso da qualunque campo in cui abbia mai giocato”. Anche Jordan Spieth ha voluto omaggiare l’Italia: “Amo il calcio e quindi mi aspetto un tifo calcistico, noi giocatori ce la godremmo davvero”. L’Europa ha il grande compito di cancellare la pesantissima sconfitta di due anni fa, la peggiore della storia recente, quando a Whistling Straits finì 19-9 per gli Usa. E soprattutto dobbiamo fare di tutto per non permettere agli americani di vincere a casa nostra, l’ultima volta fu nel 1993, a Belfry. Per riuscirci abbiamo in squadra il numero 2 (McIlroy), il 3 (Rahm) e il 4 (Hovland) del mondo, ma le attenzioni sono tutte per Ludvig Aberg. Svedese, 23 anni, professionista da appena 3 mesi, fenomeno tra i dilettanti e già vincitore sull’European Tour a inizio settembre. Troppa pressione per un ragazzo che non ha mai giocato nemmeno un Major? “È da quando sono piccolo che sognavo di far parte del Team Europe, ma ne ho avuto la certezza soltanto a fine estate. È un sogno diventato realtà. Sono tranquillo perché una delle grandi doti che ho è saper accettare la vita: lascio che le cose vadano come devono andare, è questo il mio modo di essere. Non mi arrabbio facilmente”. Sì, c’è anche uno svedese di ghiaccio tra gli Dei del golf.