Al via il secondo Major dell’anno: tra coppe perdute, scissioni, maestri sconosciuti e ricordi di Ryder… Ecco i motivi che rendono unico questo torneo
Matteo Dore
18 maggio
– Milano
Il Pga Championship che inizia oggi a Oak Hill (Rochester, stato di New York), è il secondo Major della stagione dopo il Masters vinto da Jon Rahm. Lo spagnolo è il numero 1 al mondo e nel 2023 ha già conquistato quattro tornei. Due settimane fa in Messico è arrivato secondo: obbligatorio considerarlo il favorito. Nessuno è mai riuscito a vincere i quattro tornei Major nello stesso anno ed è ovviamente troppo presto anche solo per pensarci, ma una sua vittoria a Oak Hill farebbe scattare molti discorsi sul futuro. Chi ha la possibilità di fare il Grande Slam in carriera dopo aver vinto Masters, Us Open e British Open è invece Jordan Spieth a cui manca solo il Pga. Ma è infortunato al polso sinistro e quattro giorni di gara sono lunghi quando si ha dolore…
Il campione in carica è Justin Thomas che aveva già vinto questo torneo nel 2017. In palio un assegno di 2.7 milioni su un montepremi totale di 15 milioni e il Wanamaker Trophy, una coppa alta 70 cm e larga altrettanto, manici compresi, che pesa circa 13 chili. Fu donata nel 1916 da Rodman Wanamaker, proprietario di grandi magazzini – quelli che oggi si chiamano Macy’s – che offrì anche 2500 dollari di allora per creare il torneo Pga. Il primo a vincere il trofeo fu Jim Barnes, poi Walter Hagen lo portò a casa per quattro anni consecutivi (1924-1927) ma nel 1928 disse che lo aveva perso, probabilmente dimenticato su un taxi. Fu poi ritrovato, ma nel frattempo la Pga aveva creato una copia. Oggi l’originale è conservato in Florida, ai vincitori va un esemplare in formato ridotto.
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Il Pga Championship è l’unico Major in cui non vengono invitati dilettanti. In compenso fra i 156 partecipanti sono riservati 20 posti ai migliori 20 professionals americani, cioè i maestri che lavorano nei club: da Alex Beach di Stillwater, Minnesota, che ha già partecipato a quattro Pga Championship senza mai passare il taglio a Wyatt Worthington II di Reynoldsburg, Ohio, che è alla sua seconda apparizione. E nemmeno lui riuscì a giocare nel weekend l’altra volta che si presentò al torneo. Ma perché far giocare queste persone sconosciute ai più? Perché la Pga (Professional Golfers’ Association) nacque nel 1916 proprio per tutelare la figura del professionista che per guadagnarsi da vivere lavorava nei golf club dando lezioni, gestendo tutte le attività e tenendo in ordine il campo. La crescita del golf portò poi a una scissione nel 1968 quando i migliori giocatori americani, da Arnold Palmer a Jack Nicklaus, fecero una rivoluzione perché non aveva più senso tenere sotto lo stesso cappello il giocatore pro’ – che guadagnava tanto e voleva guadagnare ancora di più con i tornei – e il pro’ che dava lezioni alle signore. Nacque così il Pga Tour che è cosa diversa dalla Pga, anche se è una distinzione poco chiara anche in America. Il Pga Championship non è organizzato dal Pga Tour ed è questo il motivo per cui ci sono i maestri e anche i giocatori della LIV (vedi punto 4)…
Ci saranno anche 17 giocatori che sono passati alla LIV, la Superlega finanziata dagli arabi, e che per questo sono stati esclusi dal Pga Tour e sanzionati dall’European Tour. Ma in questo torneo possono giocare perché organizzato dalla Pga (leggi punto 3). I più importanti sono Bryson DeChambeau, Dustin Johnson, Brooks Koepka, Phil Mickelson, Patrick Reed e Cameron Smith. Sembrava che la loro scelta di passare sul nuovo circuito, dove le gare sono solo di tre giorni e il field è ridotto, li tagliasse fuori dalla possibilità di vincere i Major. Ma al Masters di aprile Brooks Koepka, che ha vinto due volte il Pga Championship, e Phil Mickelson, che ha vinto il Pga nel 2021 a 51 anni, sono arrivati secondi. E in più c’è Dustin Johnson che sembra in gran forma. Hanno dimostrato di essere ancora competitivi: il grande duello del golf tra LIV e Pga Tour vivrà a Oak Hill un capitolo interessante.
Il field del Pga Championship è impressionante: ci sono 99 dei primi 100 giocatori della classifica mondiale. L’unico assente è Will Zalatoris che è stato operato recentemente alla schiena e perderà tutta la stagione. L’altro assente di grande livello è Tiger Woods, anche lui reduce da un’operazione al piede, che non ha comunicato i tempi di recupero ma è lecito pensare che si rivedrà in campo solo nel 2024. Di Rahm abbiamo già detto (punto 1), ci saranno poi gli altri due dominatori del golf di questi anni: Scottie Scheffler, numero 2 mondiale, e Rory McIlroy, numero 3, reduce dalla delusione del Masters dove non ha passato il taglio: “Ma anche se non dovessi più vincere nessun torneo, considererei comunque la mia carriera come una storia di successo”. Rory ha 34 anni, non vince un Major dal 2014. Il tempo inizia a correre anche per lui perché il golf sta diventando sempre più uno sport per giovani: gli ultimi sette Major sono stati vinti da giocatori sotto i 30 anni. L’ultima volta accadde tra il 1921-1923, quando il Masters non esisteva ancora e i quattro tornei Major erano i due Us Open e i due British Open (pro e dilettanti).
A Oak Hill si disputò la Ryder Cup del 1995 e vinse l’Europa per 14½ a 13½, seconda volta che il Vecchio Continente si impose in America. Nella squadra europea c’era anche Costantino Rocca, alla seconda partecipazione dopo quella poco fortunata del 1993. Tino contribuì con 3 punti, vincendo i foursome del venerdì e del sabato in coppia con Sam Torrence poi il fourball del sabato in coppia con Ian Woosnam. Oak Hill è quindi un campo che il golf italiano ricorda volentieri, speriamo che porti bene a Francesco Molinari, unico azzurro in gara. Chicco si presenterà sul tee alle 20.31 di oggi e poi alle 15.06 di domani (orari italiani), con lui ci saranno Billy Horschel e Justin Rose. Diretta su Sky Sport Golf dalle 14 oggi e domani e dalle 15 il sabato e la domenica.
18 maggio – 08:03