A Roma si è svolto il Meeting Nazionale che ha visto in gara arcieri con disabilità intellettiva e relazionale: era la nona edizione organizzata Fisdir, la prima che ha visto in campo direttamente anche la Fitarco
Guido Lo Giudice
21 ottobre
– Milano
Domenica a Roma, sul campo della società Arcieri Tor di Quinto, un sole splendente ha scaldato i partecipanti del Meeting Nazionale di tiro con l’arco. Un sole che ha illuminato una giornata storica per il tiro con l’arco italiano: per la prima volta una competizione agonistica che vedeva sulla linea di tiro atleti con disabilità intellettiva e relazionale si è disputata in una società arcieristica, con tutti gli ingredienti di una normalissima gara: impegno, concentrazione, voglia di confrontarsi, classifica e premiazione finale. Se non fosse stato per il Covid-19 sarebbero arrivati da altre regioni d’Italia molti altri arcieri che già praticano questo sport: «Purtroppo tutti quelli che hanno sempre partecipato ai meeting arcieristici non sono venuti a causa del coronavirus – spiega il Direttore Tecnico Nazionale Fisdir Giancarlo Marcoccia -. Ma i numeri ci sono sia in ambito regionale che nazionale e l’accordo di questa estate tra Fisdir e Fitarco sarà un ulteriore traino per aumentare i praticanti».
Arco e integrazione
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In attesa di superare questo terribile periodo storico, questo meeting arcieristico potrà presto ottenere i galloni di campionato italiano. Nel frattempo è fondamentale che i praticanti possano allenarsi nelle società arcieristiche per una integrazione reale: «L’esperienza ci insegna che per un ragazzo con problematiche intellettive è importante fare attività insieme agli altri arcieri – dice Marina Lanzetta, presidente e tecnico degli Arcieri Tor di Quinto –. La nostra società, legandosi alla onlus Stadion, è nata con questa intenzione, dimostrando nei fatti che si può praticare questo sport tutti insieme. Per le loro competizioni utilizziamo il regolamento che la Fitarco applica ai giochi studenteschi: due fasi di gara da 8 volée, 48 frecce totali. Si tira a tre diverse distanze, senza categorie: chi ha maggiori difficoltà o tira da poco tempo gareggia a 10 metri, quelli più esperti a 15 metri, mentre i più preparati, che applicano sull’arco anche mirino e stabilizzazione, tirano a 18 metri di distanza». E così, freccia dopo freccia, la mattinata è trascorsa in un lampo in un’atmosfera magica: gli atleti, avvolti dalle mascherine dispensavano sorrisi con gli occhi aspettando il loro turno, ma tornavano seri e concentrati quando i giudici di gara davano il via ai tiri. D’altronde, in palio c’era una medaglia. Al loro fianco, immancabili, gli “atleti partner”, punti di riferimento fondamentali che assistono gli atleti nelle fasi di tiro e durante il ritiro delle frecce, sfruttando il calcolo dei punteggi anche per fare un ripasso di matematica.
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Vincitori e fair play
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Al termine della giornata applausi per tutti e non c’è stato alcun bisogno di spiegare a nessuno il significato di “fair play”, visto che ogni arciere era il primo a congratularsi con l’amico che aveva fatto più punti. Per la cronaca, la competizione a 10 metri l’ha vinta Fabio Bischetti (Arcieri Tor di Quinto-Stadion) con 365 punti, quella a 15 metri Massimiliano Zanini (La Lepre e la Tartaruga) con 264, mentre alla distanza di 18 metri si è aggiudicato il gradino più alto del podio Alessandro Capotosti (Antares Sporting Club) con 384 punti. Per quest’ultimo, alla richiesta di una intervista durante la pausa tra la prima e la seconda parte di gara, una risposta da vero professionista: “Preferisco non parlare, mi devo concentrare sulla gara”. E infatti poi ha vinto…
21 ottobre – 14:52