La magia del Masters dove il golf diventa una giacca

L'11 aprile inizia il Major in cui il vincitore, oltre il trofeo, riceve l'iconico blazer. Garcia lo utilizzò addirittura come abito da sposo

Luca Castaldini
Giornalista

5 aprile – 09:24 – MILANO

AUGUSTA, GA - APRIL 09:  Tiger Woods sits at the green jacket presentation before presenting Mickelson with the green jacket for winning The Masters at the Augusta National Golf Club after the final round on April 9, 2006 in Augusta, Georgia.  Mickelson won with the score seven under.  (Photo by Andrew Redington/Getty Images)

L’importanza, per alcuni inafferrabile, della Green Jacket destinata al vincitore dell’Augusta Masters di golf si può spiegare prendendo a prestito il "monologo del ceruleo" inscenato da Miranda (Meryl Streep) in "Il diavolo veste Prada", in cui la direttrice fashionista spiega con meticolosa cattiveria alla sprovveduta sottoposta Andy (Anne Hathaway) perché quella tonalità di blu che la ragazza stava disprezzando avrebbe rappresentato il colore protagonista della prossima stagione.

Arnold Palmer Puts On The Green Jacket With The Help Of Jack Nicklaus During The Presentation Ceremony Of The 1964 Masters Tournament  (Photo by Augusta National/Getty Images)

Arnold Palmer

Golf: Closeup of inner lining detail and patch of green blazer, Masters jacket of Jack Nicklaus at Augusta National. Augusta, GA 1/1/1991--12/31/1991 CREDIT: Fred Vuich (Photo by Fred Vuich /Sports Illustrated via Getty Images) (Set Number: D115063 )

la gloria

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Tutto questo per dire che, sì, la Green Jacket esteticamente appare ai più, e in particolare a chi non mastica di golf, un capo immettibile: il suo verde Pantone 342 (una tonalità segale battezzata, va da sé, Masters Green) è a dir poco impegnativo, e non solo per gli ortodossi dello stile. Eppure stiamo parlando del capo d’abbigliamento più famoso dello sport, perché il bianco è tout court il totem di Wimbledon e le divise del grande ciclismo, dalla maglia rosa a quella gialla, sono tecniche. La Giacca Verde, invece, un monopetto a tre bottoni – nato di lana pesante e oggi di lana australiana più leggera e mista a poliestere – con spacco sul retro, racconta un rituale lungo ormai 90 anni (la prima edizione è del 1934), dove simbologia, tradizione e prestigio si mischiano tra le 18 buche dell’unico major con un’unica e irremovibile sede: l’Augusta National. Al Masters, in programma quest’anno dall’11 al 14 aprile, a chi vince non toccano solo coppa o medaglie come in qualsiasi altra competizione. Il premio e la gloria sono rappresentati da quella giacca lì, col simbolo del club cucito sul taschino e, a giochi finiti, nome e cognome del numero 1 ricamati all’interno.

Golf: View of green blazers, jackets of past Masters champions in clubhouse of Augusta National. Augusta, GA 2/21/2006 CREDIT: Fred Vuich (Photo by Fred Vuich /Sports Illustrated via Getty Images) (Set Number: X75269 TK1 R2 F0 )

abito da sposo

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Sergio Garcia, vincitore in Georgia nel 2017, nei mesi successivi ha avuto l’ardire di presentarsi giacca-verde-munito sia in tribuna a Wimbledon (non benissimo al cospetto dell’impeccabile David Beckham…) e poi al Bernabeu per un Real Madrid-Barcellona. Prima di questo sfregio alla tradizione, la giacca veniva indossata soltanto dal campione e rigorosamente all’interno del circolo, mai in occasioni pubbliche “altre”. Come per esempio il matrimonio, terzo evento nel quale Garcia decise di scegliere la Green Jacket… Prima di lui permessi speciali erano stati concessi a Jack Nicklaus nel 1978 per la foto di copertina di “Sports Illustrated” e a José María Olazábal per un ricevimento offerto in suo onore da re Juan Carlos dopo la vittoria nel 1994.

Golf fans in matching outfits watch a practice round April 7, 2014 at Augusta National Golf Club in Augusta, Georgia ahead of the start of the 2014 Masters Golf Tournament.    AFP PHOTO / Timothy A. CLARY        (Photo credit should read TIMOTHY A. CLARY/AFP via Getty Images)

during the first round of the 2017 Masters Tournament at Augusta National Golf Club on April 6, 2017 in Augusta, Georgia.

orari inglesi

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Il primo a indossare la giacca verde da campione di Augusta è stato, nel 1949, Sam Snead, e a quel punto gli organizzatori decisero di premiare con il capo anche i vincitori precedenti. Ma la saga era iniziata nel 1930, in Inghilterra. Per la precisione, a Hoylake, sede dell’Open Championship dove Bobby Jones, primo ad aver centrato proprio quell’ anno il Grande Slam, stava partecipando a una cena al Royal Liverpool. Al convivio notò che quindici invitati indossavano una giacca rossa coi bottoni di ottone: erano i membri più influenti del club e solo a loro spettava il diritto di averla. L’anno dopo Jones cominciò a costruire insieme a Clifford Roberts il futuro Augusta National, disegnato dall’architetto Alistair McKenzie. Il club venne inaugurato due anni dopo e, nel 1937, i fondatori decisero di dotare i soci di una giacca verde, così che per gli ospiti fosse facile identificare a chi chiedere informazioni affidabili. Nel ‘49, con la vestizione di Snead, inizia l’epopea della Green Jacket. A buche ultimate, il vincitore del torneo precedente aiuta il neocampione a indossarla, a meno che le due figure non coincidano, come nel caso di Nicklaus (1966), Nick Faldo (1990) e Tiger Woods (2002). Dal 1960, il regolamento stabilisce che il vincitore possa tenere la giacca soltanto per un anno, poi deve restituirla. C’è però chi, evidentemente, non ha rispettato quest’obbligo, come scoprì il fortunato signore che, nel 1994, in Canada, trovò su una bancarella di un mercatino dell’usato di Toronto proprio una giacca verde ufficiale (risalente agli anni Cinquanta, ma di cui non si conosceva il proprietario). Decise di acquistarla, pagandola 5 dollari. Poi, una volta verificata l’autenticità, la mise all’asta. Dopo 35 rilanci, fu venduta per quasi 140mila dollari.

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