Ha vinto sul DpWorld Tour dopo undici anni: "Nel 2019 mi sentivo perso, ma nei momenti difficili sono stato in grado di rimettermi in gioco"
12 marzo – 10:55 – MILANO
Ha aspettato undici anni per tornare a vincere. Undici anni e un paio d’ore per un temporale che lo ha fermato sulla penultima buca e ha minacciato di rovinare tutto. Invece Matteo Manassero ha riannodato i fili della carriera e ha ripreso quel cammino che fino al maggio 2013 sembrava inarrestabile e che poi invece era diventato un lento procedere, un passo avanti e due indietro, verso l’irrilevanza. Ha vinto il Jonsson Open in Sudafrica, a Edenvale, e di lui hanno parlato in tutto il mondo, fino all’America dove si interessano ancora dell’ex bambino prodigio, il più giovane vincitore di un torneo sul DpWorld Tour, nel 2010, a 17 anni e mezzo. “Tutto ciò che ho passato in questi anni mi ha fatto crescere. E ora ho vissuto il più bel giorno della mia vita su un campo da golf”.
In questi anni che cosa ha scoperto di sé?
“Sicuramente la resilienza, ho dovuto scoprirla perché prima non l’avevo mai sperimentata”.
Non è un concetto semplice.
“In parole povere: sono stato capace di rimettermi in gioco in vari periodi difficili, anche quando pensavo di essere uscito da momenti di difficoltà e invece non era vero e ho dovuto riprendere il cammino senza subire la delusione di avere fatto dei passi indietro”.
Tre persone a cui dire grazie.
“Francesca, mia moglie, che mi ha permesso di costruire qualcosa che va ben al di là del golf. Ho imparato che ciò che davvero conta è l’aver costruito con lei quello che abbiamo adesso. È stata al mio fianco nei momenti più difficili e adesso possiamo gioire insieme delle vittorie”.
Poi a chi pensa?
“Alessandra Averna, la mia mental coach. È stata lei che ha unito i puntini, che mi ha fatto capire aspetti importanti della vita, che mi ha indicato una via da percorrere senza farmi fermare dall’ostacolo momentaneo che avevo davanti”.
Solo donne in questa rinascita?
“Tutto il team merita il mio grazie. Soren Handsen, il coach, che mi sta dando consapevolezza e fiducia in quello che posso fare. Poi Roberto Zappa per il lavoro sul putt e Sergio Manenti per la preparazione atletica. E il mio caddie Job Sugranyes. Era con me dal 2016 al 2018, cioè nel mezzo del periodo difficile e domenica abbiamo vinto ieri la prima gara insieme. Grande professionista e amico, vincere con lui accanto è stato speciale”.
Qual è stato il momento più brutto?
“Nel 2019 quando in Danimarca mi sono ritirato dalla gara. Ho preso un periodo di pausa, era tutto campato per aria e non sapevo che cosa avrei fatto, che strada avrei scelto. È stato un periodo di grandi incertezze generali. Non è che pensavo a smettere, ma non sapevo dove andare”.
Il cambio tecnico più determinante fatto in questo periodo?
“Domanda difficile. Nel senso che ho attraversato vari cambi tecnici. Però penso che quello più importante sia stato riuscire a migliorare fisicamente insieme al mio swing, riuscire ad avere una connessione corpo-swing più facile da mantenere anche nei momenti in cui il corpo non ti segue tanto per la pressione. E da quando ho cambiato il grip sui putt corti sono migliorato in consistenza”.
Ora che cosa chiede al 2024?
“Sinceramente ho già ricevuto tutto quello che speravo quando è iniziata la stagione. L’obiettivo era tenere la carta e il sogno era tornare a vincere una gara sul DpWorld Tour e l’ho raggiunto. Chiaro che faccio uno sport, come tutti quelli di alto livello, in cui raggiungi un obiettivo e poi immediatamente ne devi avere un altro. Diciamo che voglio mantenere la stessa attitudine mentale che avevo fino alla settimana scorsa”.
Intanto è diventato l’italiano messo meglio nel ranking e si avvicinano i Giochi di Parigi.
“Dopo aver partecipato a quelle di Rio nel 2016 ho capito quanto sia bello vivere un’Olimpiade. Partecipare in Europa, a Parigi, lo sarebbe ancora di più. Ma il livello è altissimo e il golf è uno sport imprevedibile, molto più di altri”.
Domenica è stato bellissimo vedere con quanta gente ha fatto festa sul green della 18. Colleghi di tutte le nazionalità.
“Tantissimi mi hanno scritto, tantissimi sono felici per me. E io sono contento di essere stato capace di farmi molti amici nel mondo del golf e non solo. Diciamo che con il tempo ti rendi conto di quali sono le persone che realmente ti sono vicine e con loro vale davvero la pena gioire. In più in questi ultimi anni ho stretto amicizie vere con persone vere che sono contente della mia vittoria come se fosse la loro. È stato davvero bello poterla vivere con alcuni, altri non c’erano però avremo tempo di festeggiare con chi di dovere”.