Alla buca 15 di Augusta lo statunitense sigla il suo peggior score. Ma altri, prima di lui, sono caduti nelle trappole di un torneo dal grande fascino
14 aprile – 14:48 – MILANO
Sono le grandi giocate, i colpi memorabili che centrano la buca o la sfiorano di poco a inchiodare il pubblico di Augusta a bordo campo, dove piazza la sua seggiolina verde fin dal mattino per applaudire, esultare, far parte di un palcoscenico unico per la bellezza delle sue buche e per assistere ai colpi memorabili dei più grandi del golf. Qui si fa la storia. Imprevedibile come nessun altro torneo, il Masters prepara tutto alla perfezione, incluse le sue trappole piazzate ad arte per dare ogni anno un’altra grande lezione di strategia. Chi arriva fin qui per salire sul tee della uno lo sa, ma non è mai abbastanza preparato al peggio. Così, mentre il numero uno al mondo Scottie Scheffler guadagna sei colpi nel primo giro di questa edizione numero 88 senza perderne neanche uno (e solo tre nelle prime due giornate), c’è chi deve abbassare la testa e subire perdite ben più gravi in una sola buca che mettono fine alla sua trasferta. «Masters Disasters».
IL FATTO
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Può essere per la pioggia o il vento forte, ma succede anche in una magnifica giornata di sole. Quest’anno il peggio (per ora) è toccato a Jordan Spieth, che alla buca 15 ha dovuto segnare un pesantissimo 9 sullo score. Tutto in meno di ottanta metri, dov’era con il secondo colpo. Finisce lungo oltre il green, poi nel ritorno la palla marcia inesorabile verso l’acqua dalla parte opposta per quindici interminabili metri, quasi a rallentatore nel silenzio più totale. Poi un coro di disappunto quando con l’ultimo rotolo finisce nel fiumiciattolo. Qui si gioisce insieme ai campioni e si soffre con loro. Con Jordan Spieth i patrons, che custodiscono le memorie (belle e brutte) del torneo, avevano gioito nel 2015 quando fu lui a vincere, e lo stavano ancora accompagnando al trionfo l’anno dopo fino al disastro della buca 12: affondò due palle nell’acqua davanti al green e con esse la seconda giacca verde.
I PRECEDENTI
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È una buca che merita davvero il soprannome di «piccolo diavolo»: una meravigliosa creatura da ammirare e temere, con il vento che gira rimbalzando tra i pini altissimi e l’incertezza del bastone da giocare. La ricorda bene Francesco Molinari, che nel 2019 ci arrivò da leader la domenica con due colpi di vantaggio: ma finì in acqua, perse il vantaggio e con esso il torneo poco dopo. Nessuno sconto per Tiger nel 2020, che chiuse la buca in dieci colpi. Peggio di tutti però ha fatto Tom Weiskopf nel 1980: qui segnò un catastrofico 13 dopo aver spedito in acqua cinque palle, peggior risultato di sempre in una buca di Augusta. Per eguagliare il record negativo bisogna aspettare il 2018 e il defending champion Sergio Garcia, questa volta alla 15: un corto approccio da circa sessanta metri che proprio non gli riesce per cinque volte, per una combinazione tra palla che torna indietro per lo spin, velocità e pendenza del green. Un colpo innocuo che si trasforma in una tragedia e in un altro 13 negli annali. E poiché, come la storia dimostra, il Masters inizia solo con le seconde nove buche di domenica (dove la pressione è tanta e qualsiasi cosa può accadere), come non ricordare il ventunenne Rory (2011) in vantaggio di un colpo sul tee della 10: ma qui la sua palla parte a sinistra, prende un albero e finisce nel bosco tra due case. Poi ancora alberi colpiti per chiudere la buca in 7 colpi e proseguire disorientato fino al termine. Da leader al quindicesimo posto finale.