il poliziotto punito
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Era apparso subito abbastanza chiaro che il poliziotto aveva esagerato: la settimana scorsa il sindaco di Lousville e il capo della polizia avevano annunciato che l’agente Gillis era stato sottoposto a un procedimento interno perché non aveva la body-cam (la telecamera che i poliziotti indossano) accesa e questo era una violazione del protocollo. Le uniche immagini disponibili e distribuite dall’autorità arrivavano da una telecamera per il traffico posta dall’altro lato della strada, non si vedeva la caduta dell’agente, ma solo la macchina di Scheffler avanzare pianissimo e poi il poliziotto arrivare di corsa e picchiare sul vetro. Ieri poi sulla rete è comparso un altro video – ignota la provenienza – in cui si sente Scheffler che prova a spiegare ai poliziotti che lui non si era reso conto che quell’uomo con una cerata gialla era un poliziotto e non un addetto del club e che pensava in buona fede di aver seguito le istruzioni. In più si lamenta che il poliziotto lo avrebbe colpito con una torcia. Esattamente la stessa linea difensiva sostenuta alla prima udienza in tribunale, quella di convalida: era stato tutto un malinteso. Senza immagini chiare, la polizia aveva troppo poco per proseguire con le accuse e arrivare a un processo. Solo la parola dell’agente contro quella di una stella dello sport conosciuta per il buon carattere e il rispetto delle regole. Così tutte le imputazioni sono state ritirate, in cambio Scheffler avrebbe accettato di non sporgere denuncia per l’accaduto e di non chiedere risarcimenti. Resta però una domanda: e se non fosse stato arrestato? È inevitabile che la disavventura abbia influito sulla sua prestazione – quel venerdì giocò comunque molto bene, ma il giorno dopo fece un mezzo disastro – e tutti si chiedono se dopo il Masters avrebbe vinto anche il Pga. Di sicuro quello che rimane di tutta la vicenda è la foto segnaletica di Scheffler con la casacca arancione, farà per sempre parte della sua storia.