Dai calzoni corti ai tessuti tecnici, la sfida si rinnova anche nel look. E parla italiano con Loro Piana al fianco del team Europa

Silvia Audisio

29 settembre 2023 – 11:37

Edizione storica per gli Stati Uniti quella del 1999 al Country Club di Brookline, in Massachusetts: 8 match su 12 portati a casa la domenica per vincere la Ryder Cup. Era la prima volta dal 1993 che la coppa passava di mano. Forse ispirati, i giocatori americani, da quella polo shock e decisamente fuori dagli schemi, che però trasudava contenuti, memorie, memorabilia, che raccontava la bella storia di questa sfida con immagini d’epoca stampate ovunque e persino incorniciate. Su fondo marrone. Eppure qualcosa di quella storia arrivò al cuore dei giocatori. Tanto che, all’inizio di settembre, nella due giorni romana della squadra Usa per il sopralluogo al Marco Simone Golf, non è mancata una serata a Roma in trattoria dove, sorpresa, Jim Furyk, giocatore di allora e capitano di oggi, ha indossato proprio quella maglia. Che evidentemente ancora riesce a fare spogliatoio. Solo quello però.

fantasie

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Se i giocatori delle prime edizioni (quella inaugurale è datata 1927) vestivano con calzettoni e morbidi plus four appena sotto il ginocchio, pullover scollo a V e cravatta, nel tempo i pantaloni si sono allungati, ma restando rigorosamente scozzesi o rigati. Un quadrettato improbabile, invece, è stato quello celeste osato dal team Usa per le giacche da cerimonia nel 1983 (dove però vinsero). Ed è comunque pareggio fuori campo considerando il blazer rosa pallido (con lupetto bianco) indossato dal team di Ian Woosnam nel 2006. Gli Anni 80 e 90 ci hanno regalato i volumi generosi di pantaloni e polo dalle maniche extralarge. Certo mettevano a proprio agio il gesto atletico, ma negli anni Duemila non si potevano più vedere. Mentre le linee si assottigliavano e i capi (soprattutto quelli del tempo libero) avvolgevano sempre più il corpo dando risalto alle forme, il golf aveva un problema. Lo swing perdeva libertà di movimento. Occorrevano tessuti capaci di interpretare il gesto, di performare e allo stesso tempo di regalare un tocco di classe. O di stupire, secondo l’interpretazione da una parte e dall’altra dell’Atlantico.

imprevisti

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A proposito di performance, pessima quella delle tute da pioggia scelte nel 2010 (in Galles, una delle edizioni più piovose) da Lisa, la moglie del capitano Usa Corey Pavin. L’acqua passava e il team dovette comprarne altre sul posto. Oggi, nel caso, i giocatori possono indossare pantaloni 4 tasche non solo leggeri e antipiega, ma anche antipioggia grazie a una lana stretch trattata Rain System, brevetto Loro Piana. Il brand piemontese firma dal 2016 le divise che il Team Europa indossa in campo e fuori, per l’azienda un laboratorio a cielo aperto, l’opportunità di sperimentare sul campo tessuti che devono avere funzioni precise con ogni meteo. Impiegata anche la tecnologia 3D per simulare le reazioni dei capi durante lo swing. La battaglia si combatte anche qui, al Marco Simone di Roma. Ralph Lauren, che veste gli Usa dal 2014, gioca la carta di un sottile pullover con cappuccio in cachemire, Loro Piana risponde con maglia mezzocollo di lana super fine, elastica e termoregolatrice. Gli americani vestono blu, bianco e rosso declinati negli anni in ogni sorta di riga, piazzata ad arte e varia per forma e dimensione. I colori della bandiera sono portati alti anche dal team di Luke Donald, giocati però in tonalità più soft. Nuance di azzurro, giallo e il kummel di Loro Piana corrono lungo i fianchi per esaltare i movimenti del corpo.