Stutzman, l’arciere senza braccia protagonista nel film sulle Paralimpiadi

Ieri l’uscita su Netflix di “Rising Phoenix”, il docufilm sulle Paralimpiadi: tra i protagonisti, oltre a Bebe Vio, lo statunitense Matt Stutzman, soprannominato “The Armless Archer”

28 agosto
– Milano
Matt Stutzman
Matt Stutzman

C’è un uomo che ragiona con la testa, agisce con il cuore. E tira con i piedi. È un campione: di sport e di vita. Ed è soprattutto un arciere. Si chiama Matt Stutzman e ha rivoluzionato il tiro con l’arco. A tal punto da essere stato scelto come uno dei nove protagonisti di un film destinato a bucare lo schermo in ogni angolo del pianeta: “Rising Phoenix”. Il documentario, sbarcato da ieri su Netflix, racconta la storia dei Giochi Paralimpici, facendo leva sul racconto di atleti che hanno dentro qualcosa di particolare. E, alla lunga, sono diventati dei modelli a cui ispirarsi: per i risultati raccolti, ma anche per essere riusciti a scardinare cliché e preconcetti, a dimostrare con i fatti – e al riparo dalla retorica – che la disabilità applicata allo sport non è uno spettacolo da guardare con occhi compassionevoli. È uno spettacolo e basta.

Rising Phoenix

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Non a caso, per “Rising Phoenix” i registi Ian Bonhôte e Peter Ettedgui si sono affidati a interpreti di varie discipline, diventati quasi iconici. Come Bebe Vio. E l’americano Stutzman, famoso nel mondo del tiro con l’arco come “The Armless Archer”. Uno che ha messo in pratica il celebre pensiero di Albert Einstein: “C’è una forza motrice più forte del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica: la volontà”. Una volontà, intrecciata a classe e qualità, impegno e sacrificio, che ha permesso a questo padre di tre figli, originario del Kansas, di conquistare risultati di prestigio a ogni latitudine, tra i quali l’argento individuale a Londra 2012 e il bronzo al Mondiale di ‘s-Hertogenbosch nel 2019. E anche di centrare un record mondiale: quello per il tiro più preciso, con un arco compound, da lunga distanza. Quanto lunga? 310 iarde, circa 300 metri: l’equivalente di tre campi da calcio.

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Simonelli, un esempio

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All’interno di una vita incredibile, con una parentesi perfino in carcere, il suo punto di riferimento è italiano: Alberto “Rolly” Simonelli. “Un vero campione – ha detto Stutzman lo scorso anno ai Mondiali in Olanda -. Quando ho iniziato a tirare con l’arco e sono diventato forte, ho preso Alberto come esempio. Gareggia da molti anni in ambito internazionale. Ed è ancora uno dei migliori”. Proprio come Matt: “Potrei guidare un’auto con i miei piedi e superare il 90% delle persone intorno a me. Un’auto non stereotipa il guidatore. Non importa se hai le braccia o no. Vuole solo essere guidata. Ecco perché mi sono innamorato del tiro con l’arco: un arco vuole solo essere utilizzato per tirare. Tutti hanno un super potere che scoprono a un certo punto della loro vita”.

Gasport

28 agosto – 15:19

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