Tabelloni, buche, parcheggi. Augusta Masters, tutti i cambiamenti previsti

Fred Ridley, presidente dell'Augusta National Golf Club dal 2017, ha parlato in sala stampa in vista dell'88esima edizione del torneo

Silvia Audisio

11 aprile – 19:41 – MILANO

Fred Ridley. 

È iniziato il Masters numero 88. Nel grande rito di primavera passato e futuro s’incontrano, il primo ricordato e raccontato ovunque un giocatore o uno spettatore possa mettere piede, il secondo invece nascosto all’occhio ma esplorato fino in fondo per produrre uno spettacolo sempre migliore. Ci sono cose all’Augusta National che rimangono immutate nel tempo con un attaccamento quasi maniacale. Forti di budget stellari, memorie, tradizioni e tecnologia producono un mix inedito e irraggiungibile altrove nel pianeta golf.

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C’è sempre voglia di dare il meglio e la creatività non ha limiti. Come in campo. Le 18 buche (dove le azalee fioriscono a comando esattamente nella settimana del Masters grazie a qualche accorgimento artificiale) hanno sempre inseguito l’evoluzione dei materiali e cercato più distanza, passando dai circa 6.300 metri proposti per settant’anni a poco meno di 7.000 raggiunti negli ultimi venti. Allungare le buche è diventata un’operazione di routine. Ma anche qui ce n’è una che resiste al tempo e alle mode, la buca 12. Allungarla? Non se ne parla neanche ha detto il presidente del club Fred Ridley, "sarebbe come chiedere un piccolo ritocco alla Gioconda di Leonardo; è il par 3 più iconico del mondo per natura e storia vissuta dai giocatori, una buca chiave del nostro torneo, qualche metro in più non aggiungerebbe nulla alla sua difficoltà". I tabelloni che aggiornano i risultati lungo il percorso potrebbero essere elettronici e invece nomi e numeri vengono ancora cambiati a mano. Ma intanto sotto i green uno speciale sistema di ventilazione asciuga rapidamente la superficie appena dopo i grandi temporali che regala quasi sempre la mutevole primavera della Georgia. Il Masters non può aspettare. Anche oltre le corde la pioggia non crea disagio più di tanto al pubblico, che non trova mai fango dove deve camminare: un verde un po’ troppo acceso e un odore pungente tradiscono però accorgimenti non proprio naturali. Il fine ultimo giustifica i mezzi. "È una questione di equilibrio e non è sempre semplice", ha commentato Fred Ridley nella conferenza stampa che tiene ogni anno, dove ha anche spaziato sulle tante iniziative del club la cui missione, ha detto, "è fin dall’inizio quella di servire il gioco del golf. Il meglio che il golf può offrire è qui adesso".

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Ma Augusta guarda avanti e pensa a come migliorare l’esperienza per tutti. Pensa ai giocatori e annuncia un progetto in due fasi: la prima un grande parcheggio sotterraneo che sarà pronto l’anno prossimo, a seguire nel 2026 l’apertura di un edificio di tre piani per assecondare qualsiasi necessità di famiglie e team al seguito. Pensa ai suoi “patrons”, con una nuova, grande area di ristoro e di shopping appena aperta tra le buche 8 e 18, e con la prima esperienza di ospitalità fuori dai cancelli del club (si chiama Map & Flag) e offre un servizio premium ("come solo il Masters sa garantire", parole di Ridley). E pensa alla comunità. Insieme alla City of Augusta ha iniziato a metter mano all’Augusta Municipal Golf (uno storico, tranquillo e semplice club a pochi minuti di distanza, meglio noto come The Patch) per iniziare quanta più gente possibile al gioco, ma anche alle professionalità richieste dai campi da golf. Al restyling del campo penseranno due noti designer, Tom Fazio e Beau Welling (apertura 2026).

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